Nel video la voce dell'autore che racconta nel dialetto romagnolo di Poggio Berni.
L'oro della Marecchia
Questo racconto vuole essere un omaggio alle persone che subito dopo la guerra,
con la miseria che si tagliava a fette, si sono spezzate la schiena a raccogliere
e a spaccar sassi nel fiume, per portare qualche soldo a casa.
con la miseria che si tagliava a fette, si sono spezzate la schiena a raccogliere
e a spaccar sassi nel fiume, per portare qualche soldo a casa.
Il sole della
Marecchia accecava gli occhi nel piazzale degli spaccasassi.
Una polvere
bianca, fina, fina si era insinuata dappertutto, coprendo i mucchi del
pietrisco e le schiene nude e sudate degli uomini.
L’aria sporca
e calda ti entrava nei polmoni e ti pareva di affogare in un gorgo di acqua
torbida.
Non vedevi
neanche il cielo, nascosto dietro quel velo opaco e opprimente.
Sentivi solo i
colpi dei martelli che si davano voce uno dietro l’altro, in una cantilena che
non finiva mai.
Diventavano
più radi verso sera quando i più stanchi smettevano e, con le biciclette
bianche di polvere, ritornavano lentamente a casa nella loro miseria.
I più giovani
martellavano un altro po’, quasi per rabbia, poi, pianino pianino, tutto quello
scompiglio si spegneva col sole che andava giù dietro Torriana.
In quell’aria
rossa, nel silenzio del piazzale, tra le ombre lunghe dei mucchi di pietrisco,
passava la fila stanca dei muli che si tiravano dietro, con la testa bassa, il
carro vuoto col carrettiere seduto, le gambe penzoloni e le redini lente nelle
mani.
Quando
l’ultimo era sparito nella curva di “Salvadaur”, una nebbiolina fina,
quasi trasparente, si alzava dal greto del fiume, ferma a mezz’aria, si
avviluppava lenta nelle sue spire, fino a diventare l’ombra di un carro
ribaltato, con le ruote per aria.
Si sentiva
come un respiro, come una voce che borbottava parole incomprensibili, con
un’ansia, con un tormento da farti venire la pelle d’oca.
«È il vento
della sera» diceva il mio babbo «che viene
su dal mare ruzzolandosi tra i sassi e fa delle ombre strane con la sabbia del
fiume.»
«È il fantasma
del carrettiere» diceva la mia nonna «sparito nel mezzo della fiumana insieme
al mulo e al suo carro, pieno d’oro.»
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