venerdì 24 agosto 2012




Le zanzarone

Le zolle nel campo bollono, l’erba del mio sentiero scotta sotto i piedi nudi, puoi giocare in pace al fresco solo nella fossa; l’ombra ti avvolge tutto e l’acqua ti arriva ai ginocchi se il mulino macina, se invece è fermo, alla caviglia tra sì e no.
Il sole, filtrando appena tra le foglie fitte, forma delle macchie di luce sopra quell’acqua verde e, in quelle macchie che non stanno mai ferme, si dondolano leggere e pigre le zanzarone. È alle zanzarone che io do la caccia.
Striscio lentamente i piedi per non spaventarle perchè quelle sono capaci di camminare sull’acqua come il Signore e, quando sono abbastanza vicino, gli do una gran botta con la paletta della stufa.
Ma è fatica acchiapparle, schizzano via come dei razzi, e paciaciaf un altro colpo e poi un altro e un altro ancora e a ogni colpo mi arrabbio sempre di più... alla fine mi ritrovo incavolato e tutto bagnato.
«Solo un salame come te perde il tempo così» mi dice il mio babbo la sera quando gli racconto quello che ho fatto.
“Quest’altra volta non gli dico più niente!” penso intanto che vado a letto col muso.
«Madonna com’è permaloso tuo figlio» dice alla mia mamma, «cosa gli avrò mai detto?! è proprio come te!» lei gli risponde male e va a letto col muso.
«Ostia che due patacca!» dice il mio babbo e va a letto arrabbiato anche lui.